Dove sono gli uomini?
Siamo oneste: in tante ce lo siamo chieste. Forse tutte, forse ce lo chiediamo ancora.
Oggi, l’uomo – la figura maschile, il punto di riferimento virile – dove si è nascosto? E’ sparito da solo – si è istinto come i dinosauri – o, in questa “latitanza”, le donne hanno delle responsabilità?
Parlare degli uomini, in questa nostra età di mutamento, e assai difficile. Per farlo, oggi più che mai occorre parlare con le donne.
Attraverso un sondaggio a cui hanno risposto 500 donne italiane, Simone Perotti ci guida in un viaggio – diverso dai suoi soliti in barca a vela, perché Simone è un velista, oltre che un blogger e uno scrittore – in cui troviamo esperienze, convinzioni, paure e dubbi sull’ (ex)-sesso forte.
La richiesta era di definire gli uomini scegliendo fra una serie di aggettivi. I più votati sono stati “non in evoluzione”, “impauriti” e “dipendenti da famiglia e altro”.
Sembrerebbe che, oggi, trovare un “normale” interlocutore maschile (non un genio o un supereroe), sia difficile o, addirittura, impossibile. Così, molte donne – stanche, deluse, demoralizzate, anche arrabbiate – avrebbero rinunciato a cercare l’altra metà del cielo e si sarebbero concentrate su se stesse, costruendo un’indipendenza – anche e soprattutto emotiva – e un’autonomia che le porta ad essere non Penelopi ma moderne Ulisse in gonnella che viaggiano, fanno carriera, gestiscono come meglio credono la propria vita in solitudine e libertà (le due facce della stessa medaglia, forse)…eppure, tante sono quelle che Simone chiama principesse tristi: hanno una vita soddisfacente che si sono “arredate” nel modo migliore, non aspettano più il principe azzurro e non cercano la favola però – dentro di loro, nel profondo, magari silenziosamente – non hanno perso la speranza che, prima o poi, arrivi “l’uomo giusto” a colmare quello spazio che si portano dentro, quello che – probabilmente per natura o forse no – una donna vorrebbe dare a una relazione appagante, a un progetto di famiglia, a un’idea di condivisione che resta lì come un desiderio non pressante ma presente.
Con coraggio e una forza che mai forse avevano avuto prima, coprono tutto il campo, con passione ed entusiasmo, malgrado i problemi, anche enormi, ancora discriminate e oggetto di violenza.
E, sull’altra sponda del fiume, ci stanno gli uomini: stanchi e impauriti prima ancora di iniziare qualcosa, abulici, sfuggenti, spaesati e in giro a divertirsi come eterni ragazzini che portano ancora le camicie da stirare alla mamma. Uomini che, però, nonostante tutto questo, occupano ancora i ruoli chiave pubblici, nelle aziende, in politica etc.
Una sparizione, la loro, che lascia molti interrogativi e, in primis, due: le donne – le donne del nostro tempo – hanno causato o anche semplicemente accelerato l’uscita di scena del soggetto maschile che, un tempo, costruiva e radeva al suolo città e, ora, non sa neppure cambiare uno pneumatico? Domandarsi se siano state le donne a “spodestare” l’uomo del suo ruolo di guida è l’ennesimo senso di colpa inutile femminile o un punto di partenza per trovare un’alternativa a questa crisi di identità maschile reale ma sovente da loro negata? E, ancora – interrogativo probabilmente più importante -, alle principesse tristi, oggi, cosa resta da fare?
Vi lasciamo con queste domande, a cui ci auguriamo possiate trovare delle risposte (delle personali risposte) leggendo questo interessante libro-inchiesta scritto da un uomo, un uomo coraggioso perché, finalmente, si accenna a una “questione maschile” (senza cadere in una ridicola e anacronistica “guerra fra i sessi”) e non sempre e solo a una “questione femminile” che, di norma, finisce per abbracciare tutto il campo della relazionalità di genere perché – come si sa – il problema è sempre delle donne, per un certo pensare comune.
Buona lettura!