Perché, a parità di competenze, le donne continuano a essere lontane dai vertici del potere e gli uomini a guadagnare di più e a essere promossi prima?

BA questo quesito, hanno tentato di dare una risposta Katty Kay e Claire Shipman.

Per le due giornaliste, come leggiamo nel blog del Corriere della Sera La ventisettesima ora, il dato dipende dalla cronica mancanza di fiducia delle donne in se stesse; e, all’argomento, dedicano il testo The Confidence Code appena uscito negli USA (vi anticipiamo che, per la rubrica del martedì in cui recensiamo un libro, presto, vi proporremo un  altro testo di argomento molto affine e altrettanto interessante, Autostima al femminile di Maria Menditto).

Di norma, quando un uomo raggiunge un traguardo, afferma “sono stato bravo, è tutto merito mio!” Una donna, invece, spesso, commenta la sua vittoria con “sono stata fortunata, mi hanno aiutato…” Così, dato che il linguaggio è il riflesso del pensiero – anzi, se in un certo senso il mondo esiste quando noi lo nominiamo – , allora, il fatto è carico di implicazioni: le donne tendono a minimizzare la loro fatica, il loro impegno, il loro talento, la loro bravura etc. per un eccesso di modestia che, alla lunga, le penalizza. Se credere oltre misura in se stessi si traduce in presunzione, al contempo, “sottostimarsi” produce altri danni, di diversa natura ma altrettanto nocivi.

Le donne, quindi, peccano per carenza di autostima e – se ciò non bastasse –  si aggiungono altri fattori collegati al genere, come la tendenza a farsi facili vittime dei sensi di colpa: il soggetto femminile, ancor più quando madre, avverte un perenne senso di colpa nel momento in cui la sua professione sottrae spazio alla cura familiare; a volte, l’ambizione che la induce a dedicare al lavoro un tempo superiore al necessario viene vissuta come una forma di egoismo, come un porre in secondo piano gli altri e, per quel sentimento di abnegazione che sovente le donne concepiscono come giusto, finiscono per avvertire un continuo malessere, o a limitare/rinunciare a se stesse.

Altri fattori che contribuiscono a creare quel soffitto di cristallo d’ostacolo alle carriere femminili sono la tendenza ad evitare i conflitti sempre e comunque (la donna ha paura di confliggere e non capisce che, a volte, è necessario e utile) , la difficoltà nel creare un network informale, l’essere troppo collegate ad un’idea “scolastica” del merito concepito come tentativo di eccellere (di essere perfette) nello svolgimento dei compiti trascurando altri “talenti” importanti come la costruzione di una rete di relazioni, l’avere tanti mentori e pochi sponsor…tutte tematiche che LeaderShe, di volta in volta, cercherà con il suo blog di discutere con voi.

Paper Dolls 2

Tornando al punto di partenza, alla cronica mancanza femminile di fiducia in se stesse, Katty Kay e Claire Shipman insistono nel sottolineare come, comunque, sull’autostima si possa lavorare, anzi sia indispensabile farlo!

“La fiducia in se stessi è la consapevolezza di poter riuscire, un credo che stimola l’azione. La buona notizia è che si può intervenire. Come? Smettendo di pensare e cominciando a fare. Ora”.