Questo martedì, vogliamo presentarvi Il cervello degli uomini di Louann Brizendine.
Prima, però, è necessario aprire una parentesi: la Brizendine – neuroscienziato americano -, in precedenza, ha scritto Il cervello delle donne; eppure, noi abbiamo deciso di iniziare da quello degli uomini. Perché? Le ragioni sono molteplici e, forse, riassumibili nel nostro desiderio di non seguire i percorsi tradizionali/prestabiliti o, probabilmente, più ancora dalla convinzione che, per noi donne, possa essere istruttivo addentrarci nei meandri della mente maschile (avete già letto Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere di Gray?!? Bene, prima o poi, discuteremo insieme anche di questo libro che ormai è divenuto un diffuso modo di dire).
Punto di partenza: il cervello maschile è diverso da quello femminile.
Il cervello di un uomo differisce da quello di una donna sin dal momento del concepimento: la cellula maschile ha un cromosoma Y che quella femminile non ha. Certo, detta così – se consideriamo questo dato (una mancanza) unito al fatto che il cervello delle donne è anche più piccolo per dimensioni -, potremmo quasi preoccuparci per l’efficienza della nostra mente. No, per fortuna, le cose non stanno così: come spesso accade, noi donne “stiamo solo un po’ più strettine”…ovvero: la sostanza cerebrale è identica, però, nelle donne, ha meno spazio a disposizione.
Sul dato genetico, in breve tempo (già durante la gestazione) e in maniera determinante, intervengono gli ormoni. Gli ormoni – chiaramente diversi in donne e uomini – hanno un peso, nella nostra vita, molto più grande di quanto comunemente si pensa. Quindi, mentre i comportamenti maschili sono influenzati enormemente dal testosterone, quelli femminili dipendono dall’estrogeno, dal progesterone, dall’ossitocina etc.
Entro otto settimane dal concepimento, i piccoli testicoli del feto cominciano a produrre abbastanza testosterone da impregnare il cervello fino ad alterarne radicalmente la struttura.
Nel corso della vita il cervello maschile si formerà e ri-formerà secondo uno schema disegnato sia dai geni sia dagli ormoni sessuali. E questa biologia del cervello produce i tipici comportamenti maschili.
Crescendo, le differenze – anche ma non solo quindi per ragioni culturali -si fanno più vistose e, non a caso, bambini e bambine presentano caratteristiche riconducibili al genere: frequentemente, i maschietti sono propensi al movimento, alla competizione e all’aggressività; le femminucce, invece, tendono a scegliere giochi in cui emerge il carattere della cooperazione e della cura.
Successivamente, la pubertà rappresenta un vero è proprio spartiacque: da questo momento – in relazione a vari ambiti come ad esempio il sesso – uomini e donne prendono due strade che, per certi aspetti, divergono totalmente: nel cervello maschile, lo spazio dedicato all’impulso sessuale è due volte e mezzo maggiore rispetto a quello delle donne.
Un aneddoto curioso è rappresentato dal fatto che, quando un uomo diviene padre, pur non vivendo l’esperienza biologica della gravidanza, va incontro a cambiamenti ormonali. Essenzialmente, l’essere papà modifica l’uomo non solo – come si è indotti a pensare – per ragioni di ordine culturale/sociale ma, con molta probabilità, anche per ragioni naturali: a sostegno di questa tesi, esiste l’evidenza che, nei futuri papà, diminuisce progressivamente il testosterone e aumenta la prolattina (specie nei soggetti molto presenti nella cura della prole). Si parla, addirittura, per questo fenomeno, di gravidanza per simpatia. Ancora non si sa, però, se sia il cambiamento ormonale a rendere attento e amorevole il padre nei confronti del figlio o il contrario.
Uomini e donne hanno, inoltre, un approccio differente all’emotività. Quando una donna si abbandona a una crisi di pianto, spesso, in realtà, desidera che il suo compagno la consoli e la rassicuri in primo luogo; invece, l’uomo tende a cercare una soluzione al problema, alla causa del pianto, mantiene quindi un approccio meno empatico e più razionale…e questo, sovente, provoca equivoci nella coppia.
Sin dall’infanzia i maschi sanno che restare impassibili e nascondere le proprie paure sono le leggi non scritte della mascolinità […] Perché un uomo riesca a esprimere sicurezza in se stesso e forza, deve esercitare i propri muscoli facciali a mascherare la paura. Dato che tali muscoli sono controllati dai circuiti emotivi del cervello, gli scienziati sono riusciti a imparare molto sulle emozioni semplicemente monitorandoli.
Il cervello maschile segue una sua maturazione specifica e particolare per tutto l’arco della vita – quindi anche nella maturità quando il calo dell’influsso ormonale in un certo senso lo “calma”, rendendo agli occhi di molte donne un compagno perfetto, più desiderabile di un giovane ancora in preda a tempeste ormonali – ma noi vogliamo fermarci qui per potervi dare il piacere di conoscere autonomamente questo interessante libro…augurandoci che possa essere piacevole ma anche fonte di consapevolezza e – perché no – sia capace di contribuire a migliorare il rapporto fra i due sessi, sì diversi ma complementari. L’importanza, insomma – come noi di LeaderShe non ci stanchiamo mai di ricordare nel nostro percorso di training He&She – di giocare un doppio misto vincente.
Buona lettura!