Oggi, inauguriamo un nuovo spazio del blog in cui vi parleremo di noi, di quello che facciamo, ma in modo originale…tramite le parole di alcune ex-corsite.

LeaderShe, nel tempo, ha avuto l’opportunità di lavorare a fianco di molte donne e – credendo fermamente nel valore del network e della condivisione – ha sempre ritenuto importante rimanere in contatto anche nel dopo. Così, quando abbiamo proposto ad alcune di loro di collaborare al nostro progetto, di discutere insieme di questa esperienza, l’idea è stata accolta con entusiasmo.

La prima intervista che abbiamo raccolto è di Elisa Benedetti, Responsabile della Formazione e dello Sviluppo del Personale in LIDL Italia.

Elisa, a marzo, ha partecipato al percorso di training DiscoverShe, finalizzato a fornire i giusti strumenti per imparare a valorizzare se stesse – attraverso una migliore conoscenza e consapevolezza di sé, del proprio potenziale, dei propri punti di attenzione e delle proprie aree di miglioramento – per costruire uno stile di management e di leadership autorevoli ed efficaci. 

Logo grande

1. Ciao Elisa, potresti gentilmente raccontarci qualcosa di te? Di cosa ti occupi, qual è il tuo profilo professionale?

Certo, con piacere.  Mi chiamo Elisa Benedetti, sono di Bolzano e ho 30 anni. Subito dopo la laurea a Bologna in Scienze Politiche, mi sono avvicinata al mondo delle risorse umane: ho iniziato come assistente in un’agenzia per il lavoro a Bologna e, poi, ho proseguito la mia carriera spostandomi in Veneto con il ruolo di Area Manager presso una società di consulenza e selezione del personale. Oggi, sono responsabile della formazione e dello sviluppo del personale in LIDL Italia, presso la Direzione Generale di Verona.

2. Elisa, come mai hai deciso di prendere parte a un training LeaderShe? Cosa ti aspettavi da questa esperienza?

Ti dirò che mi sono avvicinata al training LeaderShe, in principio, per pura curiosità: mi solleticava l’idea di poter seguire un corso di formazione sulla leadership interamente dedicato al mondo femminile, di poter comprendere come fosse possibile declinare al femminile questa categoria, insomma.

3. Durante i due giorni in aula, quali tematiche ti hanno maggiormente “colpita”? Cosa, in sostanza, ha attirato in special modo il tuo interesse, la tua curiosità etc.? Pensi che, per te, sia stata un’esperienza utile?

La forza del corso LeaderShe risiede nel confronto, secondo me. Inoltre, durante i due giorni, sono state prese in esame una seria di tematiche anche scientifiche, vedi organizzazione cerebrale, inerenti al genere ma che – in un certo senso – spaziano anche oltre. Inoltre, mi ha colpito, per esempio, scoprire che la variabile di genere ha un impatto notevole all’interno dei processi decisionali e/o organizzativi in azienda; e che le organizzazioni che sono in grado di valorizzare queste differenze ottengono dei risultati molto vantaggiosi in termini di performance, di stabilità aziendale e di valutazione delle possibilità di mercato. Indubbiamente, mi ha piacevolmente colpito anche la preparazione di Simona (la trainer) e la naturalezza del suo metodo di insegnamento, frutto certamente della sua enorme esperienza. Non solo questa è stata un’esperienza utile ma, addirittura, applicabile concretamente sin dal giorno successivo!

4. Quindi, nel dopo, “a freddo”, cosa ritieni ti sia rimasto del tempo trascorso con noi?

Credo che ogni persona che decida di seguire questo percorso lo faccia con la profonda convinzione di voler uscire dai luoghi comuni in cui molto spesso sono imprigionate le nostre menti e quelle degli uomini con cui quotidianamente interagiamo. L’insegnamento più forte che ho ricevuto durante questo percorso è stata la consapevolezza che la differenza di genere sia un valore da esaltare, e non un problema da gestire. Oggi, guardo con occhi diversi molti aspetti delle mie relazioni professionali con i dirigenti e gli amministratori uomini dell’azienda in cui opero; e credo di aver imparato a capire la ragione dei differenti approcci alle stesse problematiche tra uomini e donne, riuscendo a valorizzare entrambi i punti di vista.

5. Elisa, nel ringraziarti per la tua disponibilità, vorrei salutarti domandandoti se c’è qualcosa che ti farebbe piacere aggiungere, qualcosa che non ti ho chiesto ma pensi possa avere un valore per le donne che ci leggeranno. 

Sì, alle donne che stanno per avvicinarsi a questo corso suggerisco di non aspettarsi un taglio femminista, ma – per così dire – conoscitivo, tecnico, scientifico, non ideologico insomma: capiranno perché, ad esempio, di fronte a un conflitto, a loro viene naturale  piangere (e non mangiano per due giorni) mentre per l’uomo è quasi gratificante la competizione e lo scontro. Comprendere questo tipo di differenze mi ha aperto un mondo…spero possa accadere anche a tutte loro!