Oggi, vi proponiamo l’intervista Rosa, che ha partecipato a uno dei nostri corsi.
Come sapete (o dovreste sapere! 🙂 ), di tanto in tanto, LeaderShe si racconta attraverso le parole delle persone con le quali ha collaborato: ci “diverte” porre le stesse domande a più persone perchè – nel tempo – ci siamo rese conto che le risposte sono molto diverse fra loro; la soggettività dà significati e interpretazioni differente alle ore passate insieme in aula. Rosa, a marzo, ha preso parte al percorso di training DiscoverShe, finalizzato a conoscersi meglio – anche e soprattutto in rapporto alle caratteristiche legate al genere – per imparare a valorizzare il proprio talento.
Buona lettura!
1. Salve Rosa, potresti gentilmente raccontarci qualcosa di te? Di cosa ti occupi, qual è il tuo profilo professionale?
Da anni, sono impegnata nel mondo del recruitment, grazie all’esperienza maturata in PageGruoup, multinazionale dedicata alla selezione dei migliori profili sul mercato del lavoro nel mondo impiegatizio. Il mio ruolo prevede che io sia coinvolta operativamente su questa attività e, allo stesso tempo, che gestisca da un punto di vista manageriale un team di 5 persone.
2. Come mai hai deciso di prendere parte a un training LeaderShe? Cosa ti aspettavi da questa esperienza?
L’aspetto manageriale ha un ruolo importantissimo nel mio lavoro, sia all’interno dell’organizzazione che nel mio rapporto con il mercato esterno. Inoltre, sono stata incuriosita dalla parola “She” perché credo che, nel mondo del lavoro, sia presente una differenza fra uomo e donna.
3. Durante i due giorni in aula, quali tematiche ti hanno maggiormente “colpita”? Cosa, insomma, ha attirato in special modo il tuo interesse, la tua curiosità etc.? Pensi che, per te, sia stata un’esperienza utile?
Le giornate d’aula hanno il potere di offrire un confronto raramente realizzabile: il racconto dell’esperienza di varie professioniste offre l’opportunità di conoscere punti di vista nuovi che ti permettono di uscire dalla quotidianità del tuo lavoro e ti danno quello “stop” utile per tirare un po’ le somme...dove siamo ma, soprattutto, dove vogliamo andare con una nuova consapevolezza, ovvero che le criticità del proprio lavoro sono le stesse che sperimentano le altre professioniste. Quindi, tornare a casa con il feedback e le indicazioni di chi ti ha ascoltato, è stato più che utile, anzi, mi ha “fortificato”.
4. Invece, nel dopo, “a freddo”, cosa ritieni ti sia rimasto del tempo trascorso con noi?
Porto sempre via con me le esperienze altrui, traendone le best practice (le buone prassi): assorbo e poi le mescolo con la teoria che il tutor ci ha fornito. Da qui, cerco di elaborare nuovi metodi e approcci per migliorarmi oppure affrontare quella determinata cosa come non avevo mai fatto prima.
5. Rosa, nel ringraziarti per la tua disponibilità, vorrei salutarti domandandoti se c’è qualcosa che ti farebbe piacere aggiungere, qualcosa che non ti ho chiesto ma pensi possa avere un valore per le donne che ci leggeranno.
Quanto tempo dedichiamo alla nostra formazione? Questa è una domanda da porci, affinché ognuna di noi, nella propria intensa e veloce vita, possa sempre ritagliarsi del tempo per dialogare con se stessa.